Ho aggiornato il contenuto della pagina il 29 Gennaio 2022

Nella Guida di Dove dedicata alla Sicilia scrivo dell’Etna, territorio ancestrale e meraviglioso.

Ci sono stata due volte, nella primavera del 2017 sulle pendici Sud del vulcano, dalle Gole dell’Alcantara sino ai Crateri Silvestri.  Due anni dopo, ad inizio autunno 2019, ho esplorato il versante nord orientale, colate laviche, muri a secco e vini straordinari. Qui di seguito vi copio una parte del mio racconto per DOVE.

“Crinali neri di lava e fitti manti boscosi. Vigne, uliveti e più aspri paesaggi. Piccoli borghi di campagna, cattedrali barocche e castelli arroccati. E ancora, cantine e vini di eccellenza, raffinati relais e i pistacchi più famosi del mondo. Ecco l’Etna, viaggio nel viaggio nella Sicilia nordorientale.

A muntagna, come la chiamano le genti del luogo, con i suoi 3330 metri, è il vulcano attivo più alto d’Europa e la sua mole si estende per una superficie di circa 1250 chilometri quadrati. È una presenza forte che domina l’intera provincia di Catania e da sempre esercita un fascino unico, una malia potente.

Dal 2013 è nella lista dei siti Unesco per la combinazione rara di paesaggi e geodiversità: ad ogni quota l’Etna racconta storie diverse e per ogni versante riserva itinerari emozionanti.

È adrenalina pura per chi insegue scenari di natura possente e primordiale; è un viaggio dolce, da percorrere in auto, slow driving, per chi ama la bellezza dei piccoli centri, le tradizioni autentiche e la buona tavola. Tra Pupi e fichi d’india, dimore storiche, profumi di agrumi e sapori, l’Etna è un condensato di Sicilia.

Nicolosi, sulle pendici meridionali, a 13 chilometri da Catania, è la porta di accesso al vulcano e sede del Parco dell’Etna istituito nel 1987. Il Rifugio Sapienza (www.rifugiosapienza.com) a quota 1920 metri, con albergo e ristorante, è il punto di partenza per gran parte delle escursioni aperte da marzo a novembre. I Crateri Silvestri, formatisi a fine Ottocento, sono i primi e i più accessibili e per questo anche i più affollati.

L’ascesa ai Crateri sommitali è invece impresa più impegnativa e solo per escursionisti allenati: con la Funivia si guadagna quota 2500 e da qui si procede prima a bordo di Jeep 4X4 e poi a piedi con le guide alpine e vulcanologiche fino a raggiungere tra paesaggi lunari, fumarole, bocche esplosive e colate laviche recenti i quattro crateri: la Voragine e la Bocca Nuova formatisi all’interno del cratere centrale, il Cratere di Nord-Est, la cima dell’Etna, e il Cratere di Sud-Est, nato nel 1971, che è il più attivo dei quattro.

Sul versante orientale, dal paese di Zafferana Etnea si raggiunge in Jeep la Valle del Bove: è uno dei punti più scenografici del complesso vulcanico, un’immensa caldera spenta in cui si sono stratificate nei millenni colate di lava formando pareti alte fino a mille metri. Un deserto di roccia nera che confluisce nel verde di una grande faggeta. Sono i contrasti forti dell’Etna, terra aspra e selvaggia, fertile e generosa al tempo stesso. Un tripudio di ginestre in primavera.

Zafferana Etnea è conosciuta come la città del miele, dal 1910 vanta una produzione di altissima qualità che rappresenta il 15% dell’intero prodotto nazionale con diverse varietà di miele: di castagno, di zagara e il millefiori dell’Etna.

La tenuta Monaci delle Terre Nere è un’antica dimora ottocentesca, dal fascino gattorpardiano, trasformata in boutique hotel, immersa in venticinque ettari di agrumeti, frutteti, vigne ed orti a coltivazione biologica. Si dorme in eleganti camere e suite, alcune diffuse nella tenuta, tutte diverse, arredate con opere d’arte contemporanea, pezzi di design e dettagli di tradizione siciliana. Il ristorante, La Locanda Nerello, è aperto anche agli ospiti non residenti in hotel e propone una cucina di tradizione, siciliana e creativa, fatta con i prodotti freschi della tenuta.

È il nuovo trend dell’hotellerie sull’Etna: charme e cucina d’autore. Shalai, nel centro storico di Linguaglossa, è un piccolo hotel di 13 camere nato da un palazzetto nobiliare dell’Ottocento ristrutturato in chiave contemporanea, con Spa e ristorante stellato, ma la famiglia proprietaria ha nel centro del paese anche la storica macelleria con cucina Dai Pennisi, esperienza per carnivori dal palato fine: carni pregiate con frollatura a vista e salumi selezionati dei Nebrodi, formaggi e cucina tipica siciliana.

Nella campagna di Milo, si può prenotare una delle 4 camere dell’antica casa padronale dei Barone Villagrande immersa tra i vigneti che la famiglia Nicolosi coltiva da dieci generazioni. La viticoltura è uno dei grandi patrimoni del territorio, si dice che “la prima vite sia germogliata sotto i piedi di Dioniso mentre ballava sulle pendici dell’Etna” (Breve storia della Sicilia – J.J. Norwich, Sellerio Editore).

Il Carricante e il Nerello Mascalese sono le due varietà storiche del vulcano, rispettivamente a bacca bianca e a bacca nera. L’opera audace e tenace dei viticoltori ha disegnato nel corso dei secoli il paesaggio costruendo terrazzamenti e muretti a secco di pietra lavica fino a quasi 800 metri di altitudine. Le viti affondano le radici tra sabbie e pietre di antiche colate laviche, sono allevate ad alberello o a spalliera bassa, e non sono rari i ceppi ultracentenari sopravvissuti alla devastazione del vulcano e della fillossera. È una viticoltura eroica, vanto dell’intera Sicilia. Il versante nord, protetto dalla catena dei Nebrodi, è quello più vocato e culla delle produzioni più pregiate.

La strada che si dipana tra Linguaglossa, Castiglione di Sicilia e Randazzo è un continuum di poderi, vigne e cantine. Tra le ultime nate c’è la nuova cantina di Donnafugata aperta al pubblico per visite guidate e degustazioni tra le botti. Il vino da non perdere? Il cru Fragore Etna Rosso Doc, da uve di Nerello mascalese attentamente selezionate in vigna e raccolte a mano: un rosso elegante e complesso, affinato quattro mesi in barrique di rovere francese e almeno 10 mesi in bottiglia.

A Castiglione di Sicilia la storica azienda Firriato ha invece inaugurato il wine resort Cavanera: 21 camere che si affacciano sulle vigne, un bistrot e un variegato programma di wine experience. La cucina semplice e contadina della tradizione siciliana si assapora all’Agriturismo Parco Statella nel verde della contrada Montelaguardia di Randazzo, orgogliosamente a conduzione familiare: la ricotta fresca dei pastori locali, i salumi di maialino nero dei Nebrodi, le zuppe di legumi, le tipiche frittelle, la pasta al pomodoro, mandorle e mollica fritta e una memorabile zuppa di funghi.

Randazzo merita tempo: ha un centro storico medievale ben conservato con la Basilica di Santa Maria in conci di pietra lavica e arenaria del XIII secolo, il Campanile normanno svevo più bello della Sicilia, il trecentesco Palazzo Lanza ed ancora la Via degli Archi in basalto, con archi a sesto acuto e bifore e il Museo dei Pupi. La Pasticceria e Gelateria Santo Musumeci nel centro antico fa uno dei gelati migliori di Italia: il gusto da non perdere, manco a dirlo, è quello al pistacchio che arriva direttamente dalla vicina Bronte.

Il Buongustaio dell’Etna, l’enoteca-salumeria di Pippo Calà è un’altra sosta obbligata: per fare incetta di prodotti tipici del territorio e per degustare seduti ai tavolini formaggi e salumi dei Nebrodi affettati al momento e accompagnati dai grandi vini locali.

Randazzo è anche la porta di accesso al versante nord del vulcano: da qui si raggiunge il Piano Provenzana a 1800 metri con l’omonimo rifugio che è anche stazione sciistica. Sono tanti i sentieri che si inerpicano lungo distese di lava antica e recente – quella dell’eruzione del 2002 ad esempio -, fino a raggiungere luoghi di notevole interesse naturalistico come monte Spagnolo e la sua faggeta e la Grotta del Gelo. Impressionate è la colata lavica del 1981 che ci ricorda quando sul fianco del vulcano, tra quota 1400 e 600, si aprirono diverse fenditure eruttive e il fiume di lava sfiorò il centro abitato”

SICILIA, Le Guide di DOVE. Aprile 2021.