Ho aggiornato il contenuto della pagina il 3 Gennaio 2021

‘A Muntagna, la chiamano i catanesi. Perché l’Etna è donna da queste parti, austera e viva. Di una malìa potente.

Nella primavera del 2017, ero stata sul versante Sud, a Nicolosi, ed ero salita fino ai Crateri Silvetri, un territorio decisamente più addomesticato. Il lato settentrionale è un’altra storia. L’ho scoperto viaggiando con Donnafugata che su questi crinali di lava ha 18 ettari di vigneti e dal 2016 vinifica nella nuova cantina di Randazzo in contrada Statella da poco aperta al pubblico (on line si può prenotare la visita e uno dei 4 percorsi di degustazione).

Un privilegio scoprire questi luoghi accompagnata da Antonio e Josè Rallo che hanno coronato il sogno di loro padre: fare vino sull’Etna.

Il versante Nord orientale del vulcano è quello più vocato alla viticoltura: il paesaggio è disegnato da muretti a secco in pietra lavica e terrazzamenti verdi di vigne.

Il Nerello mascalese a bacca nera e il Carricante a bacca bianca sono i vitigni antichi di questo territorio che gode di un microclima unico: i monti Nebrodi fanno da quinta possente ai venti provenienti da Nord, le piogge sono scarse e le uve crescono con un ricco corredo aromatico.

Donnafugata ha le sue vigne in sei diverse contrade, tra Randazzo e Castiglione di Sicilia, tutte in territorio della Doc Etna, tutte ad un’altitudine compresa tra i 700 e i 750 metri sul livello del mare. Ogni vino è espressione delle singole vigne o dei cru.

In contrada Montelaguardia si cammina tra sedimenti di colate laviche del Seicento e vigne ad alberello, sullo sfondo la maestosità del vulcano: qui nascono le uve di Nerello Mascalese per il cru Fragore, attentamente selezionate in vigna e raccolte a mano. Ne deriva un rosso elegante e complesso, dall’ampio bouquet, affinato quattro mesi in barrique di rovere francese (di secondo e terzo passaggio) e almeno 10 mesi in bottiglia.

È il vino icona di Donnafugata sull’Etna, io ho bevuto il Fragore 2016 e provato in anteprima il 2018 direttamente dalla barrique.

Sul Vulcano è l’Etna Doc della cantina: una dichiarazione d’amore per questo territorio, un vino puro ed elegante, che porta nel bicchiere il respiro del vulcano e nell’etichetta disegnata da Stefano Vitale, la montagna-donna dalla chioma fluente che fuoriesce selvaggia da un cono nero di lava.

Il comune di Randazzo è la porta di accesso a questo territorio e vale una visita: per il gelato della Pasticceria Musumeci, tra i migliori della Sicilia; per il centro storico dove sono da vedere la Basilica di Santa Maria in conci di pietra lavica e arenaria del XIII secolo e il Campanile della Chiesa di San Martino d’epoca normanno-sveva, e per le enoteche. Fermatevi al Buongustaio dell’Etna di Pippo Calà: enoteca-salumeria incredibile, vini da tutta Italia e da molte regioni del mondo, ma soprattutto l’Etna nelle sue molteplici declinazioni. Un luogo che invita alla sosta lenta, a degustare vini e salumi dei Nebrodi: salami, prosciutti e la mortadella con i pistacchi di Bronte (che è ad una manciata di chilometri da qui), tutti artigianali e fatti con il suino nero dei Nebrodi. E poi patè, creme da spalmare, olio extravergine d’oliva siciliano, pistacchi, formaggi, confetture e tanto altro.

Da Randazzo parte anche l’escursione per raggiungere e vedere la grande colata lavica del 1981 quando un fiume di lava con un fronte di circa trecento metri fuoriuscì dal fianco della montagna, da un sistema di fratture eruttive, distruggendo boschi, terreni coltivati, vigneti, casolari, strade e ferrovie. Siamo a quota 1400 e si cammina in mezzo a questa enorme colata nera che taglia la montagna in due, ai lati faggete verdi e mucche al pascolo.

La sosta per ritemprarsi è al Parco Statella azienda rurale con ottima cucina locale e una semplicità che conquista: chiedete di Marzia che di questi crinali conosce ogni piega, vi porterà sui sentieri della Montagna.

 

Per soggiornare con charme l’indirizzo è Shalai a Linguaglossa, un piccolo boutique hotel ricavato da un antico palazzo nobiliare che conserva i soffitti affrescati. Poche camere, tutte diverse, interni contemporanei tra mura antiche, Spa e cucina stellata. La Sicilia bella è anche questo.