Ho aggiornato il contenuto della pagina il 28 Giugno 2021

Cuoco, oste visionario, scrittore, selezionatore e mercante di prodotti non comuni, Mario Avallone è tornato alle origini. La sua nuova iniziativa sul Lago d’Averno è un andare avanti tornando all’essenza. Una nuova vita, un nuovo inizio, per chi di vite ne ha vissute tante come lui. Si chiama la Stanza flegrea, ma di stanza non ha nulla, se non la continuità di un nome che lo accompagna ormai da decenni.

Sulle sponde del lago, di un lago antico e imbevuto di mito, questa Stanza ha per pavimento la terra nuda, per soffitto due grandi fichi selvatici, un albero di limoni e pali di castagno e incannucciate. Non ci sono pareti o porte, solo filari di vigne, falanghina e piedirosso, a piede franco, perché qui, terra ardente, la Fillossera non ha divorato le piante.

È un ritorno alle origini, ai primi inizi, quando Mario cucinava in una stanza-giardino sulle rampe di Sant’Antonio ai Quartieri Spagnoli. Il dopo tutti lo conoscono, Mario, autodidatta e curioso, è stato pioniere in tante cose che oggi fanno tendenza: ghost kitchen, home restaurant, chef table, cheese bar. Lui preferisce definirsi, <meccanico interprete di mode saltuarie>.

Diciamo pure che il ristorante come concetto statico gli è sempre andato stretto.

E la Stanza flegrea è libertà assoluta. Non è un ristorante, è un pugno di tavoli in legno costruiti da Mario, sedie spaiate, niente tovaglia e solo bicchieri da osteria. La cucina è essenziale: brace e friggitrice. Serve altro per la felicità? Tutto a vista, tutto all’aperto.

Non c’è il menu perché non serve. Siete come a casa e a casa decide chi cucina. E allora ecco arrivare a tavola gamberi agli agrumi in foglia di limone scottata sulla brace; zucca grigliata e zucchine profumate di menta, tanta menta; una panzanella a seguire, una mozzarella condita con acciughe salate, pomodorini secchi e origano. L’olio è bollente, vai con la montanara, la pizza fritta napoletana: solo parmigiano e pomodoro San Marzano che Mario seleziona (e vende) da sempre.

Nella caraffa la Falanghina dell’Averno  o il Piedirosso e se volete le percoche. Sulla brace: polpo, poi carne. <Lo avete mai assaggiato il lombatello?>, Mario racconta ogni piatto. Lo ha sempre fatto, perché la cucina è storia, ricerca, pensiero creativo, condivisione. Si finisce con il dolce e con i liquori fatti da Mario, quello di foglie e agrumi, ad esempio.

E poi c’è la musica, Mario anarchico e curioso, ha preparato due compilation su Spotify nei lunghi mesi del fermo forzato da pandemia. <Ho ritrovato il tempo per ascoltare la musica>, dice. La sua musica è anarchica come lui: rock, lirica, vintage. Ci sta bene in mezzo alle cicale di questo inizio d’estate caldissima. Ci sta bene su queste sponde che non hanno tempo, dove Virgilio pose l’ingresso all’Ade e dove i Romani costruirono un grande complesso termale, forse parte di una villa privata, che oggi chiamiamo e ammiriamo come Tempio di Apollo.

 

Mario Avallone lo trovate su Instragram come Kuokomercante; in via Costantinopoli, 41 a Napoli, dove c’è il suo Drugstore, “bottega seria e felice” no bio, no vegan, no equo, no slow. www.pomopop.com