Ho aggiornato il contenuto della pagina il 30 Settembre 2019

La vibrante Bilbao, la Rioja Alavesa con i suoi vigneti a perdita d’occhio e le cantine futuristiche, e per finire un salto a San Sebastian sul Mar Cantabrico a mangiare acciughe.

I Paesi Baschi mi hanno emozionata: per l’architettura che dà spettacolo, per i meravigliosi pintxos e il vino tinto e per la fierezza che si respira. Euskadi, così si chiama questa regione del Nord della Spagna, è un paese a sé: terra orgogliosa e bellissima, una lingua incomprensibile, radici ben salde nella propria storia e occhi spalancati sul futuro. Una terra che ha la forza dei Pirenei e il vigore dell’Oceano, dove si mangia benissimo (è qui il più alto numero di ristoranti stellati pro capite) e si beve ancor meglio.

E dove un passato millenario dialoga con l’avanguardia.

 

A Bilbao mi sono persa nel Guggenheim museum, una nave – astronave sull’acqua che sembra avere la pelle di un pesce: enormi squame di titanio, linee mosse, volumi concavi e convessi. Ogni prospettiva è una suggestione diversa.

Al piano terra ho attraversato, toccato e vissuto la monumentale installazione di Richard Serra, The matter of time: otto enormi volumi – spirali, ellissi, serpentine – di Corten che ridisegnano la percezione dello spazio, del corpo e della materia. I tubi di neon di Jenny Holzer mi hanno ipnotizzato per le parole che corrono in loop: te siento, te rebusco, te respiro…

The matter of time, Richard Serra

Il Guggenheim, favolosa creazione di Frank O. Gehry da 133 milioni di euro, dentro e fuori (con le installazioni permanenti Maman di Louise Bourgeois, il gigantesco Puppy e i Tulips di Jeff Koons, e la Fog Sculpture di Fujiko Nakaya, la nebbia improvvisa che ad intervalli regolari fuoriesce tra la terrazza e la passerella esterna del museo) di per sé vale il viaggio. Senza contare il ponte di Calatrava e l’Arco rosso di Daniel Buren sul ponte de la Salve.

Non è da meno il centro storico della città, il Casco Viejo: mi sono persa tra le stradine e sono entrata in un Txoko, le Società gastronomiche basche a cui possono accedere solo gli affiliati uomini, a fare lezione di pintxos, i piccoli bocconi che custodiscono un universo di sapori, emblema della gastronomia basca. Si afferrano con le dita, sono di varietà infinite e veri capolavori di alta cucina. Da provare la Gilda: uno spiedino di acciughe, olive verdi e guindillas (peperoncini locali) che è un omaggio a Rita Hayworth “dalle curve rotonde come l’oliva, salata come un’acciuga, piccante come un peperoncino“.

La Gilda al Patri, il bistrot bar con la cucina firmata da Martin Berasategui

Il basco, che qui in verità chiamano txapelas, è un altro simbolo di questa terra. Sombreros Gorostiaga (in via Victor 9) è il più antico negozio di cappelli di Bilbao ed Emilio Pirla è l’ultimo erede di quattro generazioni di cappellai.  Io ne ho comprati due, uno rosso ed uno nero. Che meraviglia!

 

L’albergo dove pernottare? Tayko nel cuore della Bilbao storica, mura antiche e interni contemporanei che lasciano a vista la pietra originale. Design e charme in ogni dettaglio e con la cucina firmata da Martin Berasategui. Tra i ristoranti non stellati, ma interessanti per design e proposta gastronomica, segnate in agenda Basuki: brace e cucina a vista in un ambiente elegante e ricercato.

Il vino è stato il motore di questo viaggio, il primo organizzato da Wine&Thecity, e allora, lasciata Bilbao, abbiamo viaggiato tra i filari della Rioja Alavesa, tra il fiume Ebro e la Sierra di Cantabria, alla scoperta di piccoli borghi medievali e cantine futuristiche.

Silenziosa e racchiusa tra le sue mura costruite nel XIII secolo, Laguardia è la porta di accesso alla celebre Ruta del vino della Rioja: 13.500 ettari di vigneti, un centinaio di cantine e una produzione di vino di circa 40 milioni di litri ogni anno. A rubare la scena sono le cantine disegnate dalle archistar del momento, vere e proprie cattedrali del vino.

Sono entrata nella Bodegas Ysios, spettacolare progetto di Santiago Calatrava: le linee curve, le grandi superfici di legno lamellare, la copertura in alluminio e i giochi d’acqua sembrano dar forma ad un’onda che si muove sinuosa tra i filari. Gli interni sono altrettanto d’effetto, con l’enorme bottaia e la sala degustazione affacciata sui vigneti. Il vino da scegliere? A me è piaciuto l’Ysios Riserva 2012, da uve Tempranillo, rosso elegante, di gran beva, equilibrato e senza spigoli.

A Elciego, la Bodegas Marqués de Riscal ha cambiato volto e destino di questo antico villaggio rurale. Con i suoi 160 anni di storia, Marqués de Riscal, fondata nel 1858, combina storia e innovazione. Pionieristica fin dai suoi inizi, l’azienda produce grandi vini nella DOCa Rioja e nella DO Rueda ed è oggi una delle realtà più spettacolari del territorio: nel 2006 è stata inaugurata la Ciudad del Vino di Frank O. Gehry che ha portato tra le vigne le sue linee curve e mosse ed enormi lastre di titanio. La città del vino dei Marchesi di Riscal è fatta di vigne e giardini, un hotel di lusso con Spa per la vinoterapia, un ristorante di alta gastronomia e una boutique per wine lovers. Nastri di titanio dalle superfici specchianti rivestono la struttura e sembrano srotolarsi tra le vigne, i colori non sono stati scelti a caso: il rosa del vino tinto, l’oro della rete che ricopre le bottiglie dell’azienda e l’argento della capsula, firma di Marqués de Riscal.

Ultima tappa San Sebastian, in basco Donostia, la “perla dell’oceano” con la sua elegante promenade Belle Epoque e un centro storico che merita tempo. In origine villaggio di pescatori, oggi San Sebastian è città di surfisti e grandi chef. E’ una delle capitali europee dell’alta cucina, tra avanguardia e tradizione antichissima. È la città di Juan Mari Arzak e di Martin Berasategui, tanto per dire. Bisognerà tornarci.