Ho aggiornato il contenuto della pagina il 3 Novembre 2021

La bassa Valle Isarco è un po’ la Cenerentola dell’Alto Adige. È la prima valle che si incontra percorrendo verso nord la strada del Brennero,  è a circa 30 km da Bolzano e viene spesso ignorata, oltrepassata a favore delle più blasonate Val Gardena, Val Pusteria, Val Badia. Eppure, il tratto di valle che si estende lungo il corso dell’Isarco, tra Chiusa e Bressanone, è un territorio dalle infinite scoperte e soprattutto al riparo dalla folla.

La cittadina medievale di Chiusa è un gioiello di architettura con le mura di cinta e il Monastero benedettino di Sabiona arroccato su un’alta rupe quasi a guardia della cittadina. Intorno piccoli borghi che sembrano balzare fuori da libri di fiaba, con castelli e torri merlate. L’Alpe di Villandro è uno dei più grandi alpeggi d’Europa: circa 20 chilometri quadrati tra i 1700 e i 2500 metri di altezza, con un panorama che spazia dalle Dolomiti alle Vedrette di Ries e alle Alpi della Zillertal. Un autentico paradiso di prati e sentieri. E poi c’è la grande tradizione vitivinicola di questa valle, dove piccoli vignaioli allevano vigne con la cura che si dedica al giardino di casa e l’orgoglio di produrre vini di eccellenza in condizioni spesso estreme.

In Valle Isarco ci sono stata quest’anno due volte, a fine agosto per camminare in montagna come piace a me e a metà settembre per conoscere vini e cantine guidata dal Consorzio Vini Alto Adige.

Ecco 5 mie personalissime tips:

1) L’escursione al Totensee, il lago dei morti sull’Alpe di Villandro

Il nome è infelice, diciamo pure non invitante, ma in realtà il Lago dei morti, Totensee, è una piccola meraviglia. Il sentiero parte dal parcheggio della Baita Gasser a quota 1744m, snodo di tante escursioni sull’Alpe di Villandro. Il segnavia da seguire è il numero M6 con l’indicazione “Totenkirchl” (chiesetta dei morti). L’escursione è abbastanza facile, il dislivello di circa 600 metri (15,5 km tra andata e ritorno; circa 3 ore e mezza di cammino). Si cammina tra bosco, immensi pianori verdi, corsi d’acqua, malghe e placide mucche al pascolo. Via via che si sale il paesaggio si fa più brullo e sassoso, arido (da cui il nome lago dei morti). A metà del percorso, dopo circa 1 ora e mezza si raggiunge la Malga Pfroder, da qui il sentiero prosegue un po’ più in salita fino alla Chiesetta dei Morti, a quota 2.186 m. E’ una minuscola cappella con un enorme gruppo scultore della Crocifissione al suo interno che sorprende per le dimensioni. Entrate, c’è il libro dei pellegrini da firmare. La chiesetta fu costruita dai minatori ed è ancora oggi luogo di pellegrinaggio, gran parte del sentiero che si percorre è scandito dalle stazioni della Via Crucis. Dalla chiesetta, altri dieci minuti di cammino conducono al Lago dei Morti che appare in una conca sassosa con una vista straordinaria sulle Dolomiti. Grandi sedute in legno, perfettamente inserite nel paesaggio, invitano a fermarsi e a godersi l’incanto: davanti si stagliano il Sassolungo, il Sasso Piatto, il Gruppo del Catinaccio, la Plose e altre cime.

 

2) Le cime delle Odle e l’escursione a Geisleralm

L’escursione al Rifugio delle Odle (Geisleralm, in tedesco) è tra le più belle della Val di Funes. Siamo nel Parco naturale Puez Odle, area protetta dal 1978. Il paesaggio è un concentrato (il parco si estende per 10mila ettari) di Alto Adige: fitti boschi, torrenti, pascoli e ripide pareti di roccia dolomitica con cime che superano i 3000 metri di altezza. Punto di partenza per l’escursione è il parcheggio presso la Malga Zannes, in località Santa Magdalena, a 21 km da Chiusa. Il segnavia da seguire è il n.6 (in direzione Ciancenon, San Zeno), poi, dopo un piccolo ponte, sulla destra si imbocca il sentiero n. 35 Adolf Munkel e quindi il 28. Il sentiero n. 35 Adolf Munkel è conosciuto anche come “via delle Odle”, si snoda ai piedi delle vertiginose pareti e regala una vista che toglie il fiato. Non a caso è considerato uno dei percorsi più belli delle Dolomiti. In tutto sono 13 km e si percorrono in 4 ore e mezza senza particolari difficoltà. Lungo il sentiero si incontra distesa in un prato la piccola Malga Casnago, una baita di legno sullo sfondo maestoso delle Odle. Fermatevi qui per la cucina altoatesina: polenta, finferli, canederli, speck con le uova. Poco più avanti c’è il Rifugio delle Odle Geisleralm  poco più grande e spesso più affollato. La posizione anche qui invita a fermarsi: sul prato del lieve pendio alle spalle della baita, la famiglia Runggatscher, che da anni gestisce la malga, ha allestito delle ampie sedute in legno, lettini e sdraio, il tutto perfettamente integrato con il paesaggio naturale. Ci si distende qui per ammirare lo spettacolo delle cime. Lo hanno chiamato “Il cinema delle Odle”.

 

3) I piccoli borghi intorno a Chiusa

Villandro, a circa 9 km di curve e tornati dal centro di Chiusa, è un paesino di circa 1800 anime, con un piccolo centro storico stretto intorno alla chiesa con campanile e cimitero – tra i più belli dell’Alto Adige – e al castello Steinbock, risalente al XII secolo, che oggi è albergo e ristorante gastronomico.

Tra Villandro e Barbiano ci sono le Tre Chiese, tre piccole chiese del XIII e del XV secolo, costruite quasi attaccate a formare un unico corpo.

Gudon, a soli 2 km da Chiusa, tra il fiume Isarco e la Val di Funes, è un paesino dalla storia millenaria: al centro del paese c’è il grosso castello Summersberg, il Castel Sommo, circondato da mura poderose. Il castello risale al XIII secolo e nel corso del tempo è stato più volte rimaneggiato, oggi è una proprietà privata. Poco distante ecco la chiesa parrocchiale con il campanile appuntito. Sullo sfondo si intravedono le cime delle Odle.

Tra la chiesa e il castello vale una sosta il ristorante e locanda Turmwirt: albergo storico, una famiglia da cinque generazioni, un’atmosfera vera che sembra non scalfita dallo scorrere del tempo. In cucina c’è Maria, piatti altoatesini tipici con un guizzo creativo e un’attenzione al bouquet aromatico. Il risotto di zucca con salmerino marinato lo ricordo ancora. È il posto giusto per bere local: la selezione delle cantine del territorio è notevole.

4) La cantina da visitare

A circa 15 km da Chiusa (Strada statale 12) si incontra la cantina di Gunther Kerschbaumer e sua moglie Gaby: Kofererhof. È una piccola azienda vinicola orgogliosamente a conduzione familiare. Intorno all’antico Maso di famiglia si estendono sei ettari di vigneti esposti a sud e ad un’altitudine compresa tra i 600 e gli 800 metri. La tenuta guarda dall’alto la millenaria Abbazia di Novacella. Gunther è un vignaiolo visionario e appassionato, la qualità viene prima della quantità. Così ogni anno produce 80/90 mila bottiglie. I bianchi sono il fiore all’occhiello di casa, sapidi e minerali, di una intensa complessità aromatica: Sylvaner, Gewürztraminer e Kerner, ma anche un Riesling di grande eleganza prodotto in sole 9 mila bottiglie. L’azienda ha anche ristorante con ampia terrazza spalancata sulla valle e l’immancabile Stube. Ma chiedete a Gunther di mostrarvi la vecchia cantina: un antro nascosto che si svela oltre una antica porta di legno. Attrezzi e cimeli di vita contadina, pareti di pietra e soffitti di legno, panche e tavole di legno, vecchie botti e annate storiche. Un passo indietro nel tempo. Le luci sono soffuse, da meditazione.

Le cantine della Valle Isarco sono 20 e meriterebbero un viaggio a sé. La più antica è l’Abbazia di Novacella con i suoi 875 anni di storia, la più grande è La Cantina Valle Isarco che riunisce in consorzio 130 soci. E diciotto sono i giovani vignaioli innovativi che fanno rete sul territorio. Ne ho scritto recentemente per Wine&Thecity: clicca qui.

5) L’albergo per dormire in una botte

L’hotel Spitalerhof a Chiusa è stato completamente rinnovato nel 2021 ed è oggi un perfetto blend di tradizione e design, di radici e visione. È innanzitutto un’azienda vinicola, con una buona produzione. Ed è un Vinum hotel, ovvero un albergo per chi ama soggiornare in luoghi che prestano attenzione al mondo del vino (ho scritto dei Vinum hotel  qui). Cucina, selezione vini, degustazioni in cantina sono tra le esperienze che offre l’albergo. Ma il vezzo e l’esperienza da fare è scegliere la suite a forma di botte: sono due e si chiamano Barrel lodge. Sono nel giardino, tra il vigneto e la piscina.

La forma è quella di una grande botte, i colori quelli del vino. Accogliente come un abbraccio, materiali caldi e naturali e design minimale. Ciascuna ha il proprio patio e giardino privato con mini pool Jacuzzi open air. Una stravaganza dal prezzo più che accessibile: 260 euro a notte inclusa una prima colazione davvero speciale per qualità dei prodotti, offerta e cuoche che preparano live uova in tutte le versioni.

L’albergo è in posizione strategica per muoversi nella Valle, è sulla strada, ma con giardino curatissimo, piccola piscina e vigneti intorno.