Ho aggiornato il contenuto della pagina il 2 Novembre 2020
In questo novembre grigio e greve, la mostra che il museo Madre di Napoli dedica ad Alessandro Mendini (1931 – 2019) apre una breccia di colore e vitalità.
Il celebre architetto e designer milanese sosteneva senza mezzi termini: “per quanto mi riguarda non è il progetto che mi interessa: io uso la realtà progettuale non coerentemente al suo proprio fine, ma al fine di svolgere il mio naturale atto vitale che è quello di produrre immagini”.
Le sue “Piccole fantasie quotidiane”, questo il nome della mostra visitabile fino al 2 febbraio 2021 (lockdown permettendo) a Napoli, è un viaggio nel favoloso, onirico e coloratissimo mondo di Alessandro Mendini. Lo stesso allestimento, per stanze tematiche concepite come scatole colorate, enfatizza il frasario del colore.
L’esposizione restituisce la multidisciplinarietà del lavoro di Mendini e indaga la fitta trama di relazioni tra architettura, arte e design. Ne viene fuori il legame tra la sua poetica e la cultura artistica d’avanguardia: dal Futurismo alla Metafisica, dalla Pop art alla Transavanguardia.
Sfilano opere, schizzi, disegni e bozzetti, prototipi, elementi d’arredo, installazioni realizzati nel corso di oltre cinquant’anni. Una sequenza di immagini, di lavori, di colori che raccontano la continua ricerca dell’architetto-designer spesso sul filo dell’ironia e talvolta della provocazione.
Al centro del percorso, in una stanza tutta rosa (colore preferito come lo stesso Mendini scrisse nel libro “Pulviscoli”) c’è l’icona indiscussa della produzione Mendini, la poltrona Proust disegnata nel 1978, riuscita sintesi tra una seduta finto-barocca e un’opera pittorica (l’imbottito in tessuto e la struttura lignea sono dipinti a pennello con colori acrilici seguendo la tecnica del puntinismo).
Omaggio a Proust è un pezzo cult del design italiano che rimanda alla letteratura, alla filosofia e all’arte e che, nel corso degli anni, è stato declinato in innumerevoli varianti cromatiche.
La mostra è la prima esposizione che un museo pubblico italiano dedica a Mendini a circa un anno dalla sua scomparsa. È una mostra che fa bene all’umore in questo momento storico, che risveglia gioco e fantasia.
L’allestimento si conclude con un focus sull’attività di Mendini a Napoli: il restauro – non poco discusso all’epoca – della Villa Comunale (1999) e le stazioni della Metropolitana di Salvator Rosa (2001) e Materdei (2003).
museo Madre, secondo piano: via Settembrini 79 (Napoli)
Fino al 2 febbraio 2021.
Info: Museo Madre
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