Ho aggiornato il contenuto della pagina il 28 Aprile 2021

La prima sirena la vidi nel 2018 su un muro sgarrupato di Salita Pontecorvo, tra i vicoli della vecchia Napoli. Fu subito incanto. Quel corpo abbondante, carnale, quei capelli corvini, lo sguardo rivolto chissà dove. Un insieme di sensualità e provocazione, di bellezza e ironia. Una bellezza eversiva e insolente, sfacciata, compiaciuta della propria abbondanza, manifesto contro l’omologazione imposta dai modelli dello star system e dei mass media. Da allora inseguo queste creature “ciacione” e il lavoro di Trallallà, al secolo Alfonso De Angelis.

Si sa, le sirene non perdonano. Incantenano.

Napoli, Salita Pontecorvo 2018

 

La tua firma è Trallallà, ma sei conosciuto anche come Ormai. Raccontami di te.

Sono nato nel 1968, nel pieno dell’ autunno caldo, e forse è per questo che mi sento vicino ai contestatori, soprattutto quelli che usano l’ironia come un’arma per demistificare le ipocrisie e i soprusi. Sono cresciuto a Portici, mi sono trasferito a Napoli negli anni dell’ Università e ci sono rimasto. Ho studiato Architettura, sono stati anni bellissimi, ma non ho portato a termine gli studi, perchè nel frattempo ho cominciato a lavorare per il cinema e la televisione come location manager, lavoro che continuo tuttora. Oggi vivo nel quartiere Chiaia, sulle scale di Santa Maria Apparente, ma è al Centro Storico che mi sento a casa, il quartiere dove ho vissuto tanti anni, soprattutto quelli della gioventù.

Ed è il posto dove si incontrano i tuoi lavori di street art. Vico San Domenico Maggiore è una tana di Sirene, difficile sfuggire al loro sguardo.

I miei lavori sono soprattutto nel centro storico dove i muri parlano, raccontando storie secolari, scritte con graffi, metalli arrugginiti, brandelli di vecchie carte, finestre sgarrupate. E mi piace dialogare con questi muri. Mi riallaccio alla storia di Napoli, al mito della sua fondazione e alla sirena Partenope come figura progenitrice.

Da qui l’icona della Sirena

Lavoro sulla figura della sirena ossessivamente da circa quindici anni, mi ha aperto un mondo: è una figura mitologica antichissima, ricca di sfaccettature, molte declinabili a Napoli. La Sirena riunisce in sè la mescolanza di elementi eterogenei, è una figura altra che nasce dall’incontro di mondi diversi e per questo mi fa pensare alle tante contraddizioni di Napoli. La sirena è nel canto, nella seduzione, spesso fatale, nei femminielli, nell’ odore del mare, nelle reti dei pescatori, per strada. Le mie sirene hanno corpi grassi e sguardi sfrontati. Sono grasse per una mia predilezione per i corpi non conformi, lontani dagli stereotipi imposti dalla pubblicità.

Napoli, Vico San Domenico aprile 2021

Sono solo a Napoli?

Le sirene ciacione sono anche in altre città: a Palermo, Marsiglia, Londra, New York e poi in Brasile, Nuova Zelanda, Olanda, Israele. Questa forma d’arte permette di arrivare nelle strade di tutto il mondo, con artisti che si scambiano immagini, io ho affisso a Napoli lavori di artisti inglesi, brasiliani, francesi e loro hanno fatto lo stesso con i miei lavori.

Facciamo chiarezza tra il nome Trallallà e Ormai.

Il nome Trallallà mi è stato affibbiato circa trent’ anni fa dai miei amici, per il mio fare scanzonato, e mi ci sono riconosciuto, un nomignolo che è diventato una firma. Da qualche anno vengo chiamato anche ORMAI per via di una serie di lavori con al centro proprio la parola ormai, decontestualizzata, ridotta a puro segno grafico, a disposizione di chiunque volesse interpretarla a modo proprio Ormai è una parola ambigua, che può avere diversi significati. Come street artist non ho scelto l’ anonimato, diciamo che ho diversi nomi, in riferimento a diverse parti della mia vita: il location manager è Alfonso de Angelis, lo street artist è Ormai o Trallallà, ma l’autore delle Sirene è senza dubbio Trallallà.

Da poco hai realizzato una pubblicazione sulle tue Sirene. Hai altri progetti in cantiere?

Con l’editore Magmata di Alfonso Gargano ho pubblicato “Save the Mermaids” con il contributo critico di Luca Forgione e di Gennaro Ascione. Mi piacerebbe portare qualche sirena ciaciona a New York, alla Mermaid Parade, una parata d’arte che si svolge ogni anno a Coney Island, per celebrare l’ inizio dell’ estate. È la più grande parata artistica del mondo, e ruota tutta intorno alla figura della sirene, è un trionfo di Drag Queens, meraviglioso. Ci volevo andare nel 2020, ma la pandemia mi ha bloccato.

Un altro progetto che sto portando avanti è una ricerca sui posti e sulle persone che vivono il mare a Napoli, pescatori, barcaroli, cantieri nautici, moli. È un lavoro documentario che faccio con un’altra artista, Giulia Pizzuti: lei scatta foto e realizza video, io incollo sirene dove posso. Mi piace indagare il confine tra terra e mare.

Napoli, Vico San Domenico aprile 2021