Ho aggiornato il contenuto della pagina il 17 Febbraio 2021

Opere d’arte che bucano lo schermo, pezzi iconici di design e sapienti tagli architettonici. È la casa protagonista del set di Mina Settembre, la mini serie di Rai 1 che si è appena conclusa con un finale che ha tenuto incollati alla Tv 6 milioni di spettatori. Nella serie è l’appartamento di Claudio (Giorgio Pasotti), marito di Mina Settembre, alias Serena Rossi. Nella vita reale è l’attico dell’artista Valeria Corvino, napoletana, classe 1953, una outsider nel mondo dell’arte.

Collezionista, amante del bello, appassionata di design, pittrice raffinata, fotografa, Valeria è un’artista a tutto tondo che conosco da tempo. Dipinge ad olio su grandi tele di lino che si fa produrre in Olanda, sperimenta tecniche e materiali; la sua cifra distintiva è lo studio del corpo umano, la passione per la statuaria classica, la ricerca costante dell’armonia, il rigore della composizione. La femminilità come forza e potenza espressiva è altro elemento ricorrente, forse proprio quello che ha affascinato Tiziana Aristarco, la regista di Mina Settembre.

 

 

La serie inizia con la protagonista Mina che rientra in casa e percorre il lungo corridoio-galleria: un incipit che ci introduce subito nel mirabolante mondo di Valeria Corvino e delle sue opere. Tutta la casa è stata pensata intorno alle opere d’arte: sono tele ad olio di grandi dimensioni, disegni su carta, installazioni che combinano stampa, plexiglas e fotografia, sculture ed elementi d’arredo. Una casa-galleria che racconta 35 anni di produzione artistica fuori dal coro e un altro volto della città, la Napoli più contemporanea e cosmopolita.

 

Valeria, come è stata l’esperienza del set?

È stata un’esperienza nuova, impegnativa ed entusiasmante. L’intera casa è stata coinvolta: salone, cucina, corridoio, camera da letto. Ho dovuto traslocare per qualche giorno in albergo. Ma ne è valsa la pesa. Non immaginavo che macchina fosse il cinema. Ci sono state giornate intensissime con quaranta, cinquanta persone alla volta. La regista mi è piaciuta molto, una persona magica, di grande sensibilità che ha saputo cogliere lo spirito delle mie opere e giocando su una corrispondenza continua tra le scene e i soggetti rappresentati.

Le opere sono protagoniste silenti di tante scene.

Sì e ne sono orgogliosa. La macchina da presa si è soffermata su tanti lavori come il Corridore, Narciso, Guardami, Euterpe e poi le mie Marilyn. Ma non solo. C’è un pezzo cult di design che è la panca Posseduta di Cleto Munari che è stata al centro di tanti frame della serie.Un pezzo a cui sono molto affezionata.

La tua è decisamente una casa galleria, un’esposizione permanente dei tuoi lavori. Chi l’ha pensata?

Devo a Francesca Faraone, amica e brava architetto, le soluzioni di questa casa. Il cemento, il ferro nero, i tagli architettonici, l’illuminazione: tutto è stato pensato per esaltare i miei lavori. Francesca ha saputo coniugare le esigenze di casa con quelle dell’artista.

Il corridoio che conduce alla zona notte è una vera e propria galleria con una parete nera su cui spiccano le opere. Ci racconti che opere sono esposte?

È stato concepito come spazio espositivo per le mie cinque Marilyn realizzate nel corso del 2020. Sulla parete di fondo campeggia il grande lavoro Euterpe in plexiglas alto 2 metri e mezzo. I lavori in plexiglas sono pezzi unici ottenuti con una tecnica particolare: alcuni dettagli della tela vengono fotografati al banco ottico, le foto sono ad una tale definizione che mi consente tagli e ingrandimenti. L’immagine viene stampata su un foglio ai sali d’argento ridipinta e inserita tra due lastre di plexiglas.

A cosa stai lavorando ora?

Sono stata invitata a partecipare ad un progetto di mostra sul tema della follia della donna e del mito. I lavori sono in corso, pandemia permettendo dovrebbe farsi nel mese di giugno a Napoli.

Ti definisci una outsider dell’arte, cosa significa?

Sì sono orgogliosamente una outsider nel mondo dell’arte contemporanea. Il sistema dell’arte oggi prevede figure come il gallerista o il mercante, io sono fuori da queste logiche. Non ho mai avuto un gallerista, né un mercante. Mi hanno sempre considerata “fuori tema”, forse per la mia scelta di fare figurativo. Oggi chi vuole una mia opera mi contatta direttamente, mi piace conoscere i miei collezionisti. Credo nel rapporto umano prima che nelle logiche del profitto.

Sono felice di avere collezionisti importanti sia in Italia che all’estero, ci sono opere mie a New York e in Australia. Tra i tanti collezionisti c’è anche Renato Zero, che è ormai un caro amico.