Ho aggiornato il contenuto della pagina il 10 Ottobre 2024
La Napoli bella e nascosta è anche tra le stanze del Liceo Artistico Palizzi in piazzetta Salazar. Da quasi due secoli è museo, scuola e officina. Ci studiano oggi circa 800 alunni, nelle stesse stanze dove hanno insegnato Filippo Palizzi, Domenico Morelli e in anni più recenti Renato Barisani.
Storia e bellezza si vedono e toccano un po’ dappertutto, a iniziare dall’ingresso con il loggiato maiolicato opera su disegno di Domenico Morelli e Guglielmo Raimondi. Si cammina negli immensi corridoi tra busti e grandi sculture in gesso, ogni aula è una fucina creativa, luogo di studio ma anche di produzione e sperimentazione: pittura, scultura, ceramica, oreficeria, ma anche musica, grafica e design. Nelle aule officina della ceramica sono ancora in uso i banchi storici, si vedono bozzetti, lavori in corso. Nell’aula destinata alla lavorazione dei metalli, affacciata sul cortile, ci sono ancora i forni di fine Ottocento.
Lo scalone monumentale, con archi a tutto sesto e rampe in piperno grigio, e il chiostro cortile (con alberi e essenze piantate qui dal Real Orto Botanico) ricordano le origini di questo luogo che fu prima Convento di Santa Maria La Solitaria, poi Paggeria e Real Scuola di Marina. Siamo sulla collina di Pizzofalcone, tra il Pallonetto di Santa Lucia e la Piazza del Plebiscito. Dalle finestre lo sguardo arriva al mare e abbraccia l’intero golfo.
Fu il Principe Gaetano Filangieri a voler fondare il Museo Artistico Industriale allo scopo di divulgare e sviluppare la cultura delle arti applicate nell’Italia meridionale. Era il 1882. Da allora la tradizione di scuola, officina e museo non si è mai interrotta. Al terzo piano c’è il Museo: oltre 6.000 manufatti di arte applicata e alcuni reperti archeologici magno-greci, egizi e dell’estremo oriente.
La collezione di ceramiche e maioliche è incredibile e spazia dalla leggerezza del Liberty al design di Giò Ponti. Non solo vasellame, fontane, ma anche pavimenti e rivestimenti. In molti pezzi si leggono firma e date. E poi ci sono vetri soffiati, bronzi, elementi di arredo e piccola oreficeria. Si scopre allora che Palizzi disegnava anche gioielli.
Tre sale di museo (di cui una intitolata a Palizzi) e una quarta momentaneamente chiusa per ristrutturazione, raccontano due secoli di storia, la Napoli di fine Ottocento e il collezionismo dell’epoca.
Domenico Bracati
Salve, mi piacerebbe ritornare a visitarla, una scuola fantastica
Peppe Esposito
La foto della facciata è mia, Peppe Esposito docente al liceo artistico Filippo Palizzi