Ho aggiornato il contenuto della pagina il 25 Settembre 2020
Sono la coppia più bella del mondo, Livia e Alfonso Iaccarino. Per me sono famiglia, sono casa. E sono il Don Alfonso insieme ai figli Ernesto e Mario.
Al Don Alfonso 1890, a Sant’Agata sui Due Golfi, bisogna venire almeno una volta nella vita. Nel 2011 il New York Times (leggi QUI) lo indicò tra i 10 migliori ristoranti al mondo, unico in Italia, ma non è certo questo il motivo.
Il Don Alfonso non si può raccontare. Certo, potrei dirvi che per me il gelato di anguilla e lo spaghetto con lo sgombro valgono il viaggio; che il garbo di Livia in sala è qualcosa di raro e che dovrebbe essere modello per chi oggi vuole fare questo lavoro; che vedere la brigata all’opera incanta e ascoltare i racconti di Alfonso è un privilegio.
La cucina è fatta di persone, di vissuti, di testa e di cuore, di cura. Il Don Alfonso è esperienza e nella più vera accezione di questo termine tanto abusato.
Non bisogna aver fretta però. Magari prenotate una delle otto suite al piano di sopra, svegliatevi tra i colori pastello di tessuti e pareti, fate la prima colazione in giardino con le marmellate fresche, le torte e il pane appena sfornato; andate a visitare Le Peracciole, l’azienda agricola a Punta Campanella – sette ettari di meraviglia tra costa e mare con vista su Capri – dove Alfonso coltiva limoni e tanto altro; mangiate a pranzo uno spaghetto al pomodoro semplice e infilatevi nella cantina che si dipana in un cunicolo millenario sotto la casa di famiglia.
Alla sera, finalmente al ristorante, lasciatevi guidare da Livia e Mario: nei piatti non troverete la teatralità di tanta cucina stellata di oggi. Il tempo qui è già storia. Qui ha avuto inizio tutto.
PS
Nel 2007 intervistai per la prima volta Alfonso Iaccarino per la rubrica I Volti di Napoli di La Repubblica, qui l’articolo. La semplicità di quest’uomo mi sorprese allora e mi rassicura oggi.
Felice di averci portato mia figlia che da grande – dice sempre – vorrebbe fare la chef.
Triste per non aver potuto abbracciare Livia, Alfonso, Ernesto e Mario come avrei voluto, maledetto Covid.
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