Ho aggiornato il contenuto della pagina il 3 Settembre 2020

Si chiama Èolio ed è l’extravergine di Stromboli nato da olive raccolte a mano ai piedi del vulcano. Un bel progetto, nato da un pugno di sognatori che da sempre frequentano l’isola.

Tutto nasce due anni fa da un’idea precisa: riportare in vita la coltivazione dell’olivo sui crinali di Iddu e recuperare l’antico paesaggio agrario fatto di muretti a secco e terrazzamenti.

uliveto a San Bartolo, Stromboli.

Attiva Stromboli, la piccola e laboriosa associazione locale guidata da Paolo Rosa, porta avanti il progetto che riallaccia i fili con la memoria contadina dell’isola e che ha una grande valenza ambientale e sociale.

La coltivazione dell’olivo a Stromboli risale alla fine del Settecento ed è andata progressivamente perdendosi. Lo scorso anno, con il sostegno della Aeolian Islands Preservation Fund, la fondazione impegnata nel preservare l’integrità delle isole Eolie, è stato realizzato, in località Timpone, un frantoio sociale per molire sul posto le olive. Un passo decisivo. Che consente una produzione a miglio zero, senza dover trasportare le olive sulla terraferma per la molitura.

“In totale sono state molite 3.500 kg di olive per  450 kg di olio con una resa media di circa il 13%. Buona parte degli olivi potati lo scorso anno sono in gran forma e ricchi di zagare, di sicuro ci sarà più produzione” fa sapere l’Associazione che ora pensa ad un de-nocciolatore.

 

<Fino ad oggi abbiamo recuperato 150 piante e prodotto le prime bottiglie. Ma la valenza è altra, tornare a produrre olio significa soprattutto occuparsi della potatura delle piante e della pulizia dei terreni, salvaguardandoli dagli incendi, e vuol dire valorizzare il tradizionale paesaggio dell’isola e innescare una nuova economia sana e sostenibile>, spiega Stefano Baia Curioni professore di storia economica alla Bocconi, strombolano di adozione dal 1974, primo ad aver creduto e investito in questo progetto con le sue cinquanta piante di olivo.

Sull’isola ci sono circa 1000 alberi di olivo sparsi tra le contrade di San Vincenzo, San Bartolo e Ginostra, alcune piante hanno più di cent’anni, e nelle annate migliori si stima che possano dare anche di dieci tonnellate di olive. Il progetto insomma è solo agli inizi.

Per ora Èolio è un nettare prezioso, in produzione limitata, con un’etichetta poetica, un nome che già racconta tutto. Al naso è di grande intensità, vellutato al palato: i terreni vulcanici, la raccolta manuale, la spremitura a freddo danno vita ad un extravergine di qualità.