Ho aggiornato il contenuto della pagina il 12 Febbraio 2021

Nella primavera scorsa, mentre l’Italia piombava nel primo lockdown da Covid-19, sui muri di Napoli iniziavano a comparire immagini colorate, ironiche e talvolta dissacranti. Immagini sacre e care alla cultura napoletana e popolare, da San Gennaro alla Madonna, da Totò a Sofia Loren. Ad accomunarle è una nuova iconografia: indossano la mascherina anti-contagio, impugnano flaconi di Amuchina e provette con un agognato vaccino, raccomandano “distanza”.

È la creatività al tempo del Covid. Sono lavori in digitale, stampati su carta semplice e affissi ai muri della città con colle vegetali. La firma che si legge è Flase. Non si conosce altro. Ma in pochi giorni le sue figure impazzano sul web, prima fra tutte quella di San Gennaro benedicente con la mascherina. Mi tornano in mente le opere di Blub, lo street artist che fa indossare la maschera subacquea a celebri protagonisti della storia dell’arte. Ma qui il messaggio è altro: monito, speranza, invocazione salvifica.

È la potenza dell’arte di strada, immediata, semplice, tanto effimera quanto efficace. Flase ironizza sulle ossessioni del momento, sulle paure del contagio, recupera la devozione e la scaramanzia dei napoletani per veicolare il suo messaggio.

 

Ma chi è Flase? Un uomo, una donna, un collettivo? La domanda mi ronza subito nella testa. E allora lo/la contatto via Instagram direct. Ne nasce una conversazione digitale che oggi, in questo secondo inatteso e inesorabile lockdown, torna di attualità. La pubblico qui con una gallery di immagini, alcune inviate da Flase, altre raccolte da me in strada.

Chi è Flase?

< La mia identità non è nota a nessuno e non credo lo sarà mai. Essere liberi di esprimersi è anche questo: se non ti conoscono non possono influenzarti o addirittura fermarti>.

Di dov’è Flase e quando inizia ad operare?

<Flase nasce in Italia. Inizia ad operare in fase di studio dal settembre 2019, ma debutta in strada a marzo 2020 pochi giorni prima del lockdown. Impollina le strade in breve tempo per lasciare segni su cui riflettere e poi si ritira in studio a progettare e diffondere tramite smartworking adoperando solo in via digitale con i social>

La tua prima affissione è stata San Gennaro con la mascherina FP2 nel quartiere Chiaia, perché proprio il Santo Patrono?

<Diceva Totò “a Napoli la gente campa ancora di miracoli” e, oggi come allora, le persone hanno un attaccamento alla fede e a coloro che la rappresentano. San Gennaro a Napoli è l’icona più amata. È di casa, è un amico, un confidente…un familiare! È a lui che si rivolgono la maggior parte delle nostre preghiere, dalle richieste di grazie all’Enalotto. Ed è a San Gennaro che chiediamo anche la soluzione al Coronavirus. Si parla di vaccino negli Usa, in Israele, e oramai un po’ ovunque; ma il napoletano verace, il più devoto, lo chiede a San Gennaro. E il santo patrono si fa anche esempio sul come non diffondere il virus e lo fa indossando la mascherina>

I tuoi lavori sono su carta, giusto? Non invasivi. Che materiali e colori utilizzi?

<I miei lavori nascono in digitale e vengono poi stampati su carta. Uso colle non invasive a base vegetale. È una colla che può essere facilmente rimossa, senza lasciare traccia. Tutelare l’ambiente, rispettare l’estetica e il decoro dei luoghi, sono premesse fondamentali, ovunque, ma sopratutto nella città di Napoli dove ogni punto in strada è un pezzo di storia>

Operi solo su Napoli?

<Gran parte dei miei lavori si trovano a Napoli, ma ovunque possa trovare un buon punto adatto alla diffusione e idoneo alla comunicazione lo faccio mio, sempre rispettando monumenti e ambienti. Napoli ritengo che sia un concentrato di arte, cultura, tradizione, storia, musica, cucina, e costume. Non perchè sia la mia città, ma per me è un vanto trovarmi ad agire principalmente in questa piazza. Napoli è un qualcosa di inspiegabile, va vissuta. Con Napoli bisogna immergersi ripetutamente in un turbinio di emozioni sempre diverso a seconda dei luoghi…delle fasi della vita…e degli umori. Napoli va assaporata in ogni chiesa, piazza, museo o vicolo. Napoli è i bassi nei vicoli e le ville con vista sul paradiso. Napoli la ami alle prime luci dell’alba, ancora vuota e silenziosa, e ti inebria la sera con fiumi di gente che ti trasportano in un tour di luci e colori, fino a portarti al mare! Ed è proprio al mare che tu pensi a come descrivere Napoli in una sola espressione… “WA!”>

Prima del Covid e delle mascherine, Flase come si esprimeva?

<Il progetto FLase ha una cifra estetica caratterizzante: il cerotto. Il cerotto inteso come riparatore e guaritore. lo uso per dare voce e speranza a quelle persone che vedono ingiustizie o non approvano pensieri e azioni negli ambiti più disparati.
Flase si occupa appunto di denuncia. È un progetto che nasce dall’esigenza di condividere liberamente un pensiero che invece soffoca nella maggior parte delle persone>

Flase lo trovate per strada, su Facebook e su Instagram, il suo hashtag è #flase.