Ho aggiornato il contenuto della pagina il 16 Agosto 2023

La prima volta che misi piede sull’isola era fine giugno del 2008. Con mia figlia Piera di 5 anni. Io e lei sole, una delle mie fughe dalla città. Ci tornai ad agosto con la famiglia. Da allora un crescendo di innamoramento, di esplorazioni e scoperte continue. Tre ascese al cratere, le eruzioni, i tramonti a Ginostra, le ginestre a giugno lungo i crinali neri, i sassi dipinti e gli acquerelli, la casa del cuore, la mia amaca sul mare, le notti a pescare totani, i fichi rubati dagli alberi, le albe più belle, le bancarelle dei bambini, le serate con gli amici a cantare e quelle in solitudine, le mareggiate e il maestrale, l’alluvione maledetta del 2022, i pescatori Vichinghi con le barbe bianche e la pelle arsa di sole, le edicole sacre con la Madonna che guarda il vulcano, la libreria dell’isola (quando c’era Chiara), la nave cisterna, le notti buie e piene di stelle. 

Quindici anni di Stromboli. Tanti. Un pezzo di vita. Con Piera piccola, con Piera adolescente, con Nina, con la famiglia e da sola. Ho migliaia di foto e ricordi indelebili. Ho esplorato credo ogni stradina, ho fotografato ovunque. Stromboli è stato un grande amore. E lo sarà sempre. Ma ho scelto di non andarci più, almeno per ora. Ecco allora in 10 tips la mia isola del cuore, l’isola felice. Per il piacere di condividere e per necessità terapeutica, per elaborare il distacco che porta sempre un po’ di malinconia. 


1. L’ascesa al cratere, a quota 900 m. L’ho fatto 3 volte, la prima nel 2012 con Piera di 9 anni, e sempre dal vecchio sentiero, quello di punta Labronzo, più lungo ma incredibilmente più bello e panoramico. Un’impresa che spezza il fiato e spalanca occhi e cuore. Non so quando e se mai riapriranno gli accessi al cratere. Ma salire in cima a Iddu e sedersi a vedere le eruzioni è qualcosa di indescrivibile. Emozioni forti. Con Magmatrek e Zazà, il veterano di tutte le guide. Leggi qui il racconto della mia prima ascesa al cratere.

2. Un tuffo a Strombolicchio, in un blu profondo e impenetrabile. E poi l’arrampicata a piedi scalzi su per 200 gradini, su rampe da vertigine, per vedere il faro.

3. I vicoletti bianchi di Piscità, i muri a calce, gli angoli smussati, le palme nascoste e le bouganville bianche. La luce accecante e i cieli blu. Scalo Balordi e le calette nascoste, la grotta di Eolo. Le notti silenziose, il profumo della bella di notte, le luci accese nelle case, le sedie sui tetti per guardare le stelle. I fichi di india e gli uliveti che sono tornati a fare l’olio, si chiama Eolio.

4. Il tramonto a Ginostra sul sagrato della chiesa. Rito collettivo e comunità provvisoria: birra, cocunci e formaggi della salumeria. Dal porto di Stromboli partono i gommoni che fanno andata (un’ora prima del tramonto) e ritorno intorno alle 20.30/21, passando di notte davanti alla Sciara per vedere le eruzioni. Ginostra è un’isola nell’isola e merita più di un tramonto. Io ci sono stata quattro notti, nella bella casa di Teresa, Maresole una antica casa eoliana, a due passi dalla chiesa, appena sopra il porto, un pugno di camere, la più bella si chiama L’Alcova, con letti in ferro e mobili antichi siciliani, una cucina in comune, un patio fresco e fiorito che guarda il mare. Ricordo le passeggiate solitarie, i bagni nel vecchio porto, il pertuso, (il più piccolo del mondo, dicono), i muli e le case di sconosciuti che subito diventano amici. Ginostra è isolamento felice.

5. La mia casa del cuore a Piscità, la mia tana per più di dieci anni. Spalancata alla luce e al mare. Come la prua di una nave. Vuota ed essenziale. Senza fronzoli, ma con le albe più belle del mondo. E il mare come voce e presenza costante. Fu un incontro casuale, non fui io a scegliere la casa. Ma la casa a scegliere me. L’ho affittata per più di dieci anni e amata tanto.

6. Il piccolo antico cimitero nascosto tra gli scogli di Spiaggia Lunga alla fine di Piscità: un pugno di sepolture dei primi del Novecento, del 1911, quando infuriò il colera sull’isola e i morti furono confinati lontano dal paese. Si raggiunge solo a piedi, dalla spiaggia, non è segnalato. Il breve sentiero può essere nascosto dai rovi. Poetico.

7. La festa di San Bartolo il 24 agosto, protettore delle isole Eolie. La festa si tiene tra il 24 e il 26 agosto, inizia con la processione del santo portato a spalla dalla Chiesa di San Bartolo a Piscità fino alla Chiesa di San Vincenzo in piazza. Un lungo e variopinto corteo con la banda del paese. Poi la musica e i balli sul sagrato della Chiesa, la cucina delle signore strombolane. Nei giorni che precedono San Bartolo si svolge anche la “Ricata”, la regata storica da Strombolicchio al porto di Scari a bordo di gozzi e lance di legno, solo a remi. solo equipaggi di strombolani, giovani e meno giovani.

8. La salita a piedi all’Osservatorio al tramonto: una storica mulattiera che parte alla fine di Spiaggia Lunga, il primo tratto è basolato vulcanico, poi diventa sentiero. Tornante dopo tornante, si arrampica su per i crinali del vulcano tra canneti, alberi di fico, capperi, rovi di more selvatiche, e una vista stupenda. L’Osservatorio è oggi un ristorante con grandi tavoli e panche all’aperto (la sala interna è da vedere per le vecchie fotografie dell’isola). Si può fare aperitivo con birra e spicchi di pizza o cenare. Con il buio inizia lo spettacolo del vulcano. E’ la posizione migliore per vedere le eruzioni se non si ha la tempra si salire in quota.

9. Le spiagge senza ombrelloni e lettini, nascoste o lontane, nere e bollenti, di sabbia o ciottoli, scomode, solitarie e selvagge come piacciono a me: il Castriota a Piscità e la Forgia vecchia al Porto (c’è un sentiero nascosto tra i rovi che ci arriva).

10. Il barchino di legno e un motore da 10 cavalli (si noleggiano al Porto) per girare l’isola, pescare ricci, polpi e patelle. E fare il bagno alle piscine naturali di Ginostra e poi un tuffo nel blu a largo della sciara, ma molto a largo, guardando Iddu che sbuffa.

Questa è la Stromboli che porto nel cuore. E, dimenticavo, bisogna arrivarci con la nave, la storica Laurana, partenza alle 20 da Napoli e arrivo alle sei del mattino. Ma alle 5 circa, quando è ancora un po’ buio, uscite sul ponte, Iddu è solito salutare la nave e chi arriva con uno sbuffo di fuoco. È così che inizia la magia.